Commissione Salute Globale, Sviluppo e Cooperazione

Nel 2009 il Comitato Direzionale del Ministero Affari Esteri (MAE) ha emanato il documento “I nuovi Principi guida della Cooperazione sanitaria italiana” che definisce le priorità che il nostro Paese deve seguire nell’ambito della cooperazione sanitaria internazionale. L’obbiettivo del documento è di migliorare l’efficacia delle iniziative di sviluppo riconducendole all’interno di una cornice coerente e possibilmente coordinata.

Vengono enunciati sette principi guida cui fare riferimento in fase di ideazione, di progettazione e di realizzazione di un programma di cooperazione sanitaria allo sviluppo. Essi riguardano: la lotta alla povertà e alle diseguaglianze socioeconomiche; l’accesso universale ed equo ai servizi sanitari; i sistemi sanitari nazionali; la partecipazione delle comunità; la ricerca scientifica e le reti di conoscenza; le emergenze complesse; l’efficacia dell’aiuto allo sviluppo per la salute globale.

Nel loro insieme i principi enunciati nel documento affermano la necessità di affrontare il problema della cooperazione sanitaria allo sviluppo in un’ottica complessiva, che tenga conto dello sviluppo dell’educazione alla salute e dell’istruzione in generale, dello sviluppo di infrastrutture, del miglioramento delle condizioni economiche, della partecipazione attiva e autonoma ai processi di sviluppo, della sicurezza sociale e del livello di democrazia. Questo approccio multilaterale ambisce all’ottenimento di risultati a lungo termine ma duraturi, nella prospettiva di aumentare i livelli di autonomia locale e sollevare i Paesi in Via di Sviluppo (PVS) dalla dipendenza di aiuti esterni. La cooperazione allo sviluppo dovrebbe contenere in sé i presupposti per non rendersi in futuro necessaria proprio perché mira a elevare lo standard economico, sociale e sanitario dei PVS per portarlo a livelli paragonabili a quello dei paesi ad alto reddito.

Un fattore da considerare in termini di macroeconomia è la consistenza della povertà nel mondo. Stando all’indice di povertà adottato dalla Banca Mondiale (l’International Poverty Line) il numero dei poveri nel mondo si sarebbe più che dimezzato dal 1990 al 2015, passando da 1.895.000.000 di persone a 736.000.000. Tale indice che individua la soglia di povertà ad un reddito di 1,9 dollari al giorno (circa 1,6 euro al cambio di aprile 2021) viene però contestato da interpretazioni autorevoli che considerano come questa somma sia inadeguata rispetto al costo dei beni essenziali; inoltre essendo un valore assoluto non tiene conto che 1,9 dollari hanno un potere d’acquisto diverso se utilizzati da un povero europeo o da un povero dell’Africa sub sahariana e che comunque non consentono ad alcuno di ambire ad uscire dallo stato di povertà.

Un dato internazionalmente condiviso è l’inadeguatezza del Prodotto Interno Lordo (PIL) come parametro del grado di sviluppo di una Nazione. Sono stati elaborati molti indici alternativi e da diversi anni l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha adottato lo Human Development Index (HDI) che considera oltre al dato economico anche tre dimensioni non cumulabili in maniera massiva da un singolo individuo quali la speranza di vita alla nascita, la media degli anni trascorsi a scuola dagli adulti e la media attesa degli anni da trascorrere a scuola per i bambini che si iscrivono alla scuola primaria.

Una caratteristica della cooperazione allo sviluppo è la mutevolezza del quadro nel quale le attività si prevede vengano svolte: cambiamenti climatici, avvicendamenti politici, conflitti militari nuovi o endemici sono elementi talvolta imprevedibili che possono rendere un progetto di cooperazione estremamente difficile da realizzare. Può accadere che si presentino ostacoli tali da renderne inevitabile la sospensione. Una accurata valutazione di fattibilità rappresenta pertanto un requisito indispensabile nella ideazione e programmazione di un progetto di cooperazione. Parimenti utile risulta una operatività duttile per consentire l’adozione rapida di misure alternative a quelle contenute nel progetto originale e che consentano di superare eventuali ostacoli imprevisti. Nella stessa ottica vanno fatte accurate valutazioni perché un progetto portato a termine possa rendersi indipendente dagli aiuti esterni e auto mantenersi nel tempo sotto il profilo economico, tecnologico e delle competenze necessarie.

Negli ultimi decenni è sempre più frequente incontrare nei PVS professionisti con competenze elevate che si sono formati in Università europee, americane o cinesi. Spesso per ragioni di facilitazione linguistica o per l’esistenza di rapporti commerciali l’istruzione universitaria avviene in Paesi dal passato coloniale che hanno mantenuto rapporti stretti con i territori colonizzati dopo l’ottenimento da parte di quest’ultimi dell’indipendenza. Può accadere che un PVS si trovi con una classe di professionisti (generalmente espressi dalle classi benestanti) di livello superiore rispetto alle condizioni economiche e tecnologiche; la presenza di interlocutori con competenze elevate in un contesto disagiato è un elemento che va tenuto ben presente per evitare comportamenti irrispettosi ma soprattutto come potenziale punto di forza di un progetto di cooperazione sanitaria.

L’OMCeO della Provincia di Pordenone si dota di una Commissione Salute Globale, Sviluppo e Cooperazione. Con questa iniziativa intende promuovere i concetti di solidarietà e di attenzione alle sofferenze umane legate alla malattia e alle condizioni sociali disagiate in diverse parti del mondo. Vuole quindi ribadire il concetto universale del diritto alla salute per tutti indipendentemente dallo stato sociale, dal reddito, dalla religione o appartenenza politica, dalla nazionalità o dal colore della pelle. Intende altresì affermare il dovere per la Medicina di guardare a quel diritto come ad una stella polare nel momento in cui diventa scienza pratica.

La Commissione Salute Globale, Sviluppo e Cooperazione in seno ad un OMCeO provinciale può assolvere diversi compiti: favorire opportunità di intervento da parte dell’Ordine a favore di progetti di cooperazione, informare sulle possibilità di finanziamento tramite partecipazione a bandi pubblici regionali, nazionali o europei; creare sinergie tra gli iscritti interessati e le ONG che operano nel settore; segnalare progetti in corso cui eventualmente contribuire con la propria opera; raccogliere dati sulle attività di cooperazione svolte o in fase di svolgimento da parte degli iscritti; essere occasione di stimolo per i colleghi più giovani che intendano affrontare una esperienza di cooperazione o offrire ai colleghi professionalmente maturi di mettere a frutto le loro competenze in contesti ricchi di difficoltà stimolanti.